Ieri la Corte d'Appello di Trieste ha confermato la mancanza della crudeltà nella sequenza degli eventi che hanno portato alla morte di Elisabetta per mano del marito Paolo.
In qualità di Presidente di un'Associazione di tutela le vittime di reato, QUALSIASI vittima di reato, avevo chiesto al Tribunale di Udine la possibilità di costituirci parte civile nel processo per poter spiegare, in qualità di esperto della scena del crimine che aveva eseguito un sopralluogo nella casa, come si erano svolti i fatti e che cosa aveva scatenato quella furia che per 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10-20-30-40-50-60,61,62,63,64,65,66,67,68,69 (non 71 come scrivono, perchè due fendenti son passti da parte a parte) aveva colpito. Avrei voluto spiegare come quel coltello è arrivato in camera da letto e come, dove e quando, Paolo Castellani si era ferito alla mano gocciolando quel sangue fino al suo letto dove si trovavano le sue bambine già orfane della LORO mamma.
La verità non è entrata in aula perchè l'Associazione è stata esclusa dal processo perchè non sufficientemente radicata sul territorio e perchè nella costituzione di parte civile non ha spiegato sufficientemente le attività a favore delle vittime di genere.
Nessuna altra Associazione si è costituita nessuno a quel processo ha portato consulenti in grado di ricostruire quando è nata il Paolo Castellani la NECESSITA' di uccidere la mamma delle SUE figlie.
24 anni sono tanti per chi ha DECISO di perdere tutto per un raptus, una follia ma sono pochi per chi ha DEVASTATO e PUNITO quel corpo con lucida scelta di azione.
Attenzione! I NOSTRI DIRITTI APS utilizza cookie a scopi funzionali e analitici per migliorare la tua esperienza di navigazione. Proseguendo la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni, leggi l'informativa sui cookies.